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al testo di Stefano Sabattini
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Questa geografia è un campo interiore in cui si apre il fiore. Il canto di un umano, muove la vela, la pagina aperta, nell'ignoto agita, onde. Un temporale sorprende l'estate, al largo del mare della tranquillità, perduta la rotta nella bufera, l'albero cade, le sarte sparse. Più tardi, Le arie, i temi, le canzoni, quando sono alte restano vive, anche più tardi del tramonto del loro tempo, le porta con sè la metrica custodita nei dischi a trentatre giri, il lampo di tracce selvatiche, inciso, ancora caldo di strada, sulla pelle dei giovani giorni. Più tardi, lucidi come il metallo cromato salgono e aperti a corolla, sullo sfondo il paesaggio lunare, cui fa eco, in un crocicchio, il patto col diavolo, del cantante il ghigno, vago del fulmine, ubriaco di gatti neri, lune storte, neri vinili, accanto alla puntina del giradischi. Sono, inedito pirata, i Television ritti sul ponte al timone, in alto mare, amari come le erbe, da soli reggono il libro del rock'n'roll tra le onde cianotiche, ancora più alte. |
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